DIRITTO COLLABORATIVO: LA RIVOLUZIONE DELL’AVVOCATO DI PROSSIMITA’

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DIRITTO COLLABORATIVO: LA RIVOLUZIONE DELL’AVVOCATO DI PROSSIMITA’

5 Agosto 2025 Uncategorized 0

La storia del diritto collaborativo è molto recente e risale all’inizio degli anni Novanta, quando Stuart Webb, avvocato familiarista di Minneapolis, riflettendo sul ruolo dell’Avvocato nel processo, cominciò ad elaborare un nuovo approccio basato sulla collaborazione tra le parti, piuttosto che sulla competizione tra esse.

Il problema iniziale considerato da Webb, che permise la definizione di un protocollo di intervento collaborativo fu la ricerca di una soluzione strategica in caso di fallimento della procedura negoziale.

La soluzione individuata fu che in tal caso gli avvocati non avrebbero potuto trasformarsi da «collaborativi» a «competitivi», ma avrebbero dovuto lasciare l’incarico ed affidarlo ad altri avvocati per la rappresentanza delle parti in giudizio.

Il diritto collaborativo nasce come pratica risolutiva delle controversie in ambito familiare, ma a partire degli anni 2000 venne costituito negli USA, il Texas Collaborative Law Council, con le finalità di impiegare il processo collaborativo anche nelle controversie civili e commerciali, di formare gli avvocati a questa pratica e di informare i cittadini sui suoi vantaggi.

La diffusione di queste iniziative ha generato una spinta verso la definizione e regolamentazione del Collaborative Law.

L’affermarsi di organizzazioni di avvocati specializzati nel diritto collaborativo ha prodotto una serie di modifiche legislative che hanno introdotto modelli di pratiche collaborative in Texas, North Carolina e California.

Successivamente il diritto collaborativo si è diffuso in Canada ed in Europa (Francia, Germania, Belgio, Austria, Svizzera e Spagna).

Negli anni 2000, le pratiche del diritto collaborativo hanno fatto la loro comparsa anche in Italia, soprattutto nell’ambito familiare.

L’attenzione per l’approccio consensuale è segnata dalla nascita nel 2010 dell’Istituto Italiano di diritto collaborativo, ad opera di avvocati formati al modello statunitense del Collaborative Law e nel 2014 dell’Associazione Italiana dei professionisti collaborativi.

introdotto modelli di pratiche collaborative in Texas, North Carolina e California.

Successivamente il diritto collaborativo si è diffuso in Canada ed in Europa (Francia, Germania, Belgio, Austria, Svizzera e Spagna).

Negli anni 2000, le pratiche del diritto collaborativo hanno fatto la loro comparsa anche in Italia, soprattutto nell’ambito familiare.

L’attenzione per l’approccio consensuale è segnata dalla nascita nel 2010 dell’Istituto Italiano di diritto collaborativo, ad opera di avvocati formati al modello statunitense del Collaborative Law e nel 2014 dell’Associazione Italiana dei professionisti collaborativi.

Cos’è il Diritto Collaborativo

Con l’espressione Diritto Collaborativo si intende una modalità consensuale di risoluzione delle controversie che prevede la presenza attiva delle parti, assistite dai loro avvocati, nella ricerca di una soluzione alla loro disputa.

Questa pratica, che si inserisce nel corredo delle Alternative Dispute Resolution, esclude una figura di un soggetto imparziale e facilitatore dell’accordo, rappresentando così una novità nel panorama degli strumenti extragiudiziali, perché infrange la logica triadica e partecipativa affermata dalla mediazione per riproporre una struttura binaria che supera lo schema oppositivo tradizionale del negoziato.

Questo approccio prevede una serie di incontri tra le parti ed i loro avvocati, volti al raggiungimento di un accordo globale, soddisfacente e duraturo successivamente omologato dal Giudice ordinario.

LA PROCEDURA COLLABORATIVA

In Italia, come anticipato, la pratica collaborativa si è sviluppata maggiormente nell’ambito del diritto di famiglia.

Ed infatti, è una alternativa extra giudiziaria al processo di separazione, divorzio o di affidamento e mantenimento dei figli minori.

Particolare caratteristica di questa forma di intervento giuridico è la stipula di un accordo preliminare definito «accordo di partecipazione», in cui le parti ed i loro avvocati si impegnano a risolvere la disputa in modo collaborativo, condividendo informazioni rilevanti, rispettando il dovere di riservatezza e adottando un comportamento leale nella negoziazione.

L’accordo di partecipazione prevede una clausola di esclusione che, in caso di insuccesso della procedura collaborativa, dispone che gli avvocati non possano rappresentare il proprio cliente in giudizio e debbano lasciare l’incarico.

Questo è l’elemento che differenzia il diritto collaborativo da ogni altra pratica di risoluzione consensuale delle controversie.

Il processo collaborativo si svolge secondo precise tappe e con l’utilizzo di tecniche di comunicazione ragionata alla ricerca di una

soluzione che soddisfi gli interessi di entrambe le parti e che tenga sempre presente il benessere dei figli, se presenti.

Tra gli elementi che gli studiosi ritengono debbano essere parte integrante di un accordo di partecipazione di diritto collaborativo troviamo:

  • La volontaria, rapida e completa condivisione di tutte le informazioni ritenute rilevanti per la risoluzione della controversia, ma sempre nella consapevolezza che tutti i documenti e/o le informazioni scambiate rimarranno riservati;
  • l’attiva e diretta partecipazione dei soggetti della controversia. Sebbene, gli avvocati abbiano un ruolo determinante nell’andamento delle fasi negoziali, la decisione ultima spetta alle parti che negli incontri si devono impegnare attivamente per la rapida risoluzione della disputa;
  • un impegno etico ad agire in buona fede e lealtà. Questo non impedisce che il dialogo abbia ad oggetto un vivace ed intenso confronto, in cui siano vagliate tutte le opzioni, sulla base degli interessi delle parti e delle loro pretese giuridiche. Ma implica che tutto ciò accada in un clima di reciproca fiducia e trasparenza,
  • in cui si abbandonano le tipiche strategie processuali a favore di un approccio cooperativo.
  • I vantaggi del percorso collaborativo sono certamente la rapidità e l’assenza di conflittualità, ma soprattutto il beneficio e la possibilità di trovare soluzioni condivise che un Giudice non potrebbe nemmeno proporre.
  • Ampie e diversificate, infatti, sono le possibilità alternative che possono nascere ed essere decise in condivisione dalle parti durante il negoziato.  

Il diritto collaborativo è la frontiera ed un valido strumento degli AVVOCATI DI PROSSIMITA’.

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